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    SUL CENTENARIO DELLA MORTE DI LENIN di Piero de Sanctis

    Forse il modo migliore per commemorare Lenin nel centenario della sua morte, avvenuta il 21 gennaio 1924, sia quello di studiarne le opere fondamentali e attività pratica come fondatore e dirigente, insieme a Marx, del partito di avanguardia della classe operaia internazionale. Solo leggendo e studiando le sue opere, senza alcuna alterazione e deformazione, si può avere una idea del suo immenso contributo alla conoscenza e allo sviluppo della teoria e della prassi del  marxismo.

    Vladimir Il’lč Lenin nacque il 10 aprile 1870 a Simbirsk «crebbe in una famiglia unita dove si stimavano le idee e il lavoro. Oltre all’influenza del padre e della madre fu per lui benefica quella del fratello Aleksandr Ilič. Questo fratello, da lui molto amato, gli fu di esempio: idealismo, volontà, padronanza di sé, senso della giustizia e, più in generale, alte qualità morali caratterizzavano Aleksandr. Alla condanna a morte del fratello (per impiccagione nel maggio del 1887 per aver scritto un volantino programma nel quale si chiedeva la nazionalizzazione della terra e delle fabbriche, nonché l’instaurazione della democrazia, ndr), il commento dello zar Alessandro III fu: «È semplicemente la Comune di Parigi». La tragica morte di Aleksandr impressionò fortemente Lenin e lo spinse sulla strada della rivoluzione» (tratto dalla biografia di Lenin, scritta dopo la sua morte, dalla sorella e dalla collaboratrice Anna Ul’janova per la famosa enciclopedia Granat). Nel 1892 si laurea in giurisprudenza e nel 1894, a San Pietroburgo, conobbe Nadezda Krupskaja che poi sposerà.

    È del 1894 il saggio Chi sono gli amici del popolo e come lottano contro la socialdemocrazia nel quale, Lenin espone per la prima volta la tesi dell’alleanza degli operai con i contadini, per abbattere lo zarismo, i proprietari fondiari e la borghesia e, nel contempo, criticava la tattica del terrorismo individuale dei populisti russi. Dal confino siberiano (1897-1899), Lenin seguita e conduce una serrata lotta contro il populismo, che negava per la Russia un processo di sviluppo capitalistico. È del 1899 il saggio Lo sviluppo del capitalismo in Russia , che non solo rappresenta la più profonda analisi dello sviluppo del capitalismo russo, ma la definitiva confutazione delle illusioni populistiche. In questi due scritti Lenin precisa il concetto, che risale a Marx, di formazione economico-sociale, attraverso la distinzione tra struttura economica della società, e la sovrastruttua politica-culturale.

    Nel marzo del 1898, a Minsk, si aprì il 1º Congresso del Partito Operaio Socialdemocratico di Russia (P.O.S.D.R.), al quale parteciparono solo 9 delegati. Lenin non potette partecipare in quanto confinato ancora in Siberia. Nel dicembre del 1900, uscì all’estero il primo numero del giornale Iskra (La scintilla), che segnò l’inizio di un nuovo periodo: la fusione dei vari gruppi e circoli in un unico partito. Lenin redigeva gli articoli, organizzava le spedizioni clandestine, ne definiva la linea. In breve, il giornale divenne un efficace mezzo di lotta contro l’ economismo e le idee riformiste di Eduard Bernestein. Sull’onda del vigoroso sviluppo del proletariato, del movimento spontaneo delle masse, degli impossibili tentativi di fondere Marx con Kant e, della diffusione del revisionismo nell’ambito della II Internazionale, e del conseguente  risultato che nelle organizzazioni marxiste affluirono giovani intellettuali rivoluzionari, teoricamente deboli e inesperti di questioni organizzative e politiche, Lenin, nel 1902, intervenne con il suo celebre libro: Che Fare? L’importanza storica di questo libro si può, succintamente riassumere in pochi principi : 1) distogliere la classe operaia dalla lotta politica generale, limitarne i compiti alla lotta economica contro i padroni e il governo, significa condannare gli operai a un’eterna schiavitù; 2) esaltare il processo spontaneo del movimento operaio e negare l’importanza della teoria, quale elemento cosciente, significa disarmare il movimento operaio di fronte al capitalista; 3) il partito è la fusione del movimento operaio e del socialismo.

    La pratica della vita reale, l’oppressione politica a cui i governi esistenti sottopongono gli operai – sia per fini politici, sia per fini sociali – costringe gli operai a far politica, che essi lo vogliano o no. Predicar loro l’astensione dalla politica significherebbe spingerli tra le braccia della politica borghese. Il 30 luglio 1903 si aprì all’estero, clandestinamente, il II Congresso del POSDR, prima a Bruxelles e poi a Londra. Furono presenti 43 delegati di 26 organizzazioni. Il problema principale del congresso fu quello di creare un partito fondato sui principi marxisti. La discussione fu accesa e vivace, soprattutto riguardo al problema del programma e lo statuto del partito, poiché la composizione del congresso non era omogenea. Alla fine, il Congresso adottò il programma proposto dall’ Iskra, alla cui redazione vennero eletti: Lenin, Plekhanov e Martov . Il programma rimase in vigore fino all’VIII Congresso. Nel suo libro Un passo avanti e due indietro del 1904, Lenin traccia, con estrema chiarezza, i principi organizzativi del partito della classe operaia.

    In piena Rivoluzione russa del 13 gennaio 1905, le divergenze di vedute, manifestatesi durante il II Congresso, tra iskristi e non iskristi, vennero a galla con la scissione in due partiti. L’ascesa, sempre più vigorosa della rivoluzione, imponeva al giovane partito l’elaborazione di una tattica e la convocazione d’urgenza del III Congresso che si tenne a Londra nell’aprile del 1905 con la sola presenza degli iskristi. Nel suo storico libro Due tattiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica , dell’luglio 1905, Lenin formula i principi della tattica marxista nei periodi di transizione dalla rivoluzione borghese alla rivoluzione socialista. In esso, applicando genialmente il pensiero dialettico, Lenin ci dà un esempio vivo di applicazione della tesi: analisi concreta del fenomeno concreto. Tuttavia, gli operai, mentre lottavano contro lo zarismo, esigevano, nel contempo, che fosse attuata l’unità delle forze del partito, che il partito del proletariato fosse unificato. A Ivanovo-Voznessensk, centro dell’industria tessile, gli operai in sciopero elessero il primo Soviet, una innovazione politica e organizzativa di grande rilievo. Così, nell’aprile del 1906, si tenne a Stoccolma i IV Congresso del P.O.S.D.R., detto congresso dell’unità, durante il quale vennero discusse questioni agrarie, politiche e organizzative. Nel maggio del 1907 si riunì a Londra il V Congresso del partito, la cui questione fondamentale era la conquista della direzione teorica e politica dei sindacati.

    Ma a meno di un mese da V congresso, il 3 giugno 1907, il governo dello zar operò un colpo di Stato. Il gruppo socialdemocratico alla Duma, composto da 65 deputati, fu arrestato e deportato in Siberia. I sicari della polizia zarista ricercarono Lenin che viveva illegalmente in Finlandia. Migliaia di operai e contadini rivoluzionari furono fucilati e impiccati. Nelle galere dello zar i rivoluzionari erano seviziati e torturati. La sconfitta della prima Rivoluzione russa portò, inevitabilmente con sé, delusioni e sconforti. Nell’analisi delle ragioni della sconfitta, Lenin ne cita solo alcune: abbattimento morale, decomposizione dei ceti intellettuali di opposizione, passaggio di una parte degli intellettuali aderenti al partito nel campo avverso, tentativi di revisione della teoria marxista, riluttanza di una parte notevole dei contadini ad unirsi agli operai.

    Tale sconfitta non poteva non riflettersi sulle posizioni teoriche e ideali della socialdemocrazia, nelle cui file, come dicevamo, si accrebbero esitazioni e dubbi, nonché l’influsso del revisionismo e del pensiero borghese. Alcuni, rifiutando il marxismo, si accostarono al neokantismo, altri a scienziati e filosofi idealisti come Ostwald, Mach, Avenarius. C’era il pericolo che le fratture politiche si riflettessero su quelle filosofiche. Il libro di Lenin, Materialismo e empiriocriticismo, terminato a Londra alla fine del 1908, ha, dunque un sapore polemico, nel mostrare come le tesi dell’empiriocriticismo fossero in contrasto con il marxismo e come le tesi di Mach fossero una variante dell’idealismo.

    Gli anni che precedettero la Prima guerra mondiale furono per Lenin e per il partito, anni difficili. Mentre in Russia infuriava la reazione di Stolypin, Lenin dovette lavorare sia contro i menscevichi, che volevano liquidare il partito, sia contro un gruppo di opportunisti di “ sinistra”. Un gruppo che raccoglieva tutte le tendenze contro Lenin . Attraverso questa difficile battaglia Lenin riuscì a ricostituire, nel 1912, il partito. Il primo agosto 1914 la Germania dichiarò guerra alla Russia. Il 4 agosto 1914 la socialdemocrazia tedesca votò in Parlamento per i crediti di guerra per la guerra imperialistica, dopo aver proclamato, nel 1912 a Basilea, esattamente il contrario. Alla socialdemocrazia tedesca si accodarono i socialisti francesi, quelli inglesi e del Belgio. Lenin commentò: «la II Internazionale é morta».

    Nella primavera del 1916, Lenin scrisse il suo più famoso libro: L’imperialismo fase suprema del capitalismo. Il libro, che testimonia un grande lavoro di riflessione teorica al quale egli dedicò la maggior parte del suo tempo, raccogliendo pazientemente materiale nelle biblioteche svizzere, è un’opera, profonda e fondamentale, che ha lasciato durevole traccia nella storia del pensiero moderno. Ventidue quaderni, datati 1915-16, contengono il riassunto delle letture preparatorie di Lenin alla redazione della sua opera. Lenin definisce L’imperialismo  con cinque decisive pennellate: 1) la concentrazione della produzione e del capitale, che ha raggiunto un grado talmente alto di sviluppo da creare i monopoli; 2) la fusione del capitale bancario col capitale industriale e il formarsi, sulla base di questo capitale finanziario, di un’oligarchia finanziaria; 3) nelle condizioni  dell’imperialismo si aggravano le condizioni di vita del proletariato e si moltiplicano i tentativi per un’esplosione rivoluzionaria; 4) nell’epoca dell’imperialismo, nei paesi coloniali e dipendenti si accumulano elementi per una guerra di liberazione; 5) l’ineguale sviluppo e le contraddizioni del capitalismo si inaspriscono: la lotta per i mercati, per l’esportazioni delle merci e dei capitali, per l’accaparramento delle materie prime, rende invitabile le guerre per la spartizione del mondo.

    Dal 26 luglio al 3 agosto del 1917 si svolsero, clandestinamente, i lavori del VI Congresso. Perseguitato dalla polizia del Governo provvisorio di Kerenki, Lenin non potette assistere al congresso, ma egli lo diresse egualmente dal suo rifugio. Il VI congresso preparò il proletariato e contadini poveri all’insurrezione. Tra l’agosto e il settembre 1917, mentre viveva nella clandestinità, Lenin scrisse Stato e Rivoluzione, il cui sottotitolo racchiude nel migliore dei modi il contenuto del libro: La dottrina marxista dello Stato e dei compiti del proletariato nella rivoluzione. Nello scritto Lenin riprende la concezione di Marx e di Engels secondo cui lo Stato è l’organo del dominio di classe, uno strumento per sfruttare le classi oppresse e, quindi, un fenomeno essenzialmente storico e transitorio. Nel maggio del 1920, Lenin scrisse la sua ultima grande opera: L’estremismo, malattia infantile del comunismo. L’occasione gli fu data dalla pubblicazione, in Germania, di un opuscoletto intitolato, La scissione del Partito comunista di Germania (Lega di Spartaco), da parte di un gruppo di comunisti “di sinistra” tedeschi. Un testo ricco di insegnamenti e di notevole portata teorica, che affronta problemi e contraddizioni, ancora attuali, nell’analisi delle classi, dei partiti politici che le dirigono, dei capi influenti eletti in posti di maggiore responsabilità.

    Teramo 25 gennaio 2024

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