Band portoghese composta da sette persone con due vocalist che si scambiano vocalizzi a tonalità diverse, due chitarre, basso, batteria e synth; una formazione classica per suonare il suddetto genere.
Dopo un intro inutile si parte con “The Darkest Room” dai riff trascinanti e melodie accattivanti che aprono la strada alla terza “Reditus at Vitam” con atmosfere misteriose e gotiche.
“Rebirth” è un brano che inizia lento per aggredire con il ritornello. La canzone più lunga del disco e “The Heaven of Hallucinations” con alcune parti che sanno di già sentito e altre più dirette e personali.
Segue un brano che si sdoppia in due parti “The Altar of Disarmonic Anthems” con un intro che ricorda molto i vecchi Savatage. In questa traccia, la componente più acustica del disco, fa sfoggio di sè, e nella parte finale salta nel turbinio melodico creato dagli Ethereal.
Con nove brani, questo disco può regalare buone sensazioni, data la buona produzione e le personali intuizioni (una su tutte accompagnare con la voce della cantate soprano alcuni tratti del disco).
L’originalità e ben messa in mostra e non scade mai nel banale.
Stefano De Vito